Il Monitoraggio nasce da un’idea, un’intuizione delle famiglie di Idea Vita per dare una risposta di maggior garanzia possibile al problema della salvaguardia della qualità della vita dei loro figli con disabilità: rappresenta il permanere nel tempo di una visione genitoriale (affetto – memoria – prassi) per il benessere della persona non in grado di autodeterminarsi completamente.
Il Monitoraggio previsto dalla Fondazione è rivolto anche a quanti, condividendo il pensiero, richiedono questa azione per i loro congiunti.
La funzione del Monitoraggio è stata tradotta concretamente con la formazione di un gruppo di professionisti che hanno accolto la sfida anche modificando, dilatando, raffinando la loro competenza e formazione, al fine di mettere in campo questa nuova figura sociale. Il compito principale è quello di essere in grado di analizzare in un’ottica di breve, medio, lungo periodo la qualità della vita di una persona con disabilità nell’ambiente nel quale vive (relazioni, accadimenti, familiari, operatori). Il Monitore è un professionista indipendente da qualunque ente che gestisce progetti per le persone di cui si occupa e che si relaziona con la Fondazione attenendosi al suo spirito statutario. Esercita necessariamente un’azione di rete con la famiglia, con gli operatori coinvolti nel progetto di qualità della vita della persona e con le istituzioni. L’aspetto peculiare più importante che differenzia il Monitore da questi soggetti è la posizione non influenzabile dalle pratiche degli enti gestori pubblici e/o privati, educativi e residenziali. Rispetto invece alle figure tutelari, rappresenta un valido supporto, grazie alle competenze professionali specifiche sulle politiche sociali e sui servizi per i cittadini con disabilità.
L’indipendenza rappresenta l’opportunità prima che permette di avere una posizione super partes che rende il Monitore una figura non tanto neutrale, quanto piuttosto capace di proporsi con modalità equidistanti da ciascun interlocutore; rappresenta la possibilità di esprimere con libertà uno sguardo lucidamente critico e interrogativo per permettere a ciascuno degli interlocutori (ente gestore, figure educative, famiglie, assistenti sociali, ecc.) di rimettere al centro la persona con disabilità. L’indipendenza pone il Monitore in una posizione privilegiata, libero dagli eventuali condizionamenti e poco influenzabile dalle politiche di enti gestori di servizi educativi e residenziali, pubblici e/o privati. L’azione di Monitoraggio è uno sguardo terzo che cura l’esperienza ed è presente nell’esperienza, che consegna a tutti gli attori in gioco nuove traiettorie biografiche, nuovi sguardi sul presente, possibili prospettive altre, soprattutto ciò che a ciascuno è dovuto come desiderio e qualità della vita personale e di relazione; rappresenta quello spazio in cui ognuno può dare il meglio di sé.
Gli strumenti tipici che concorrono alla realizzazione dell’azione di Monitoraggio sono la messa in rete ed il dialogo tra le diverse figure (storie, posizioni, aspettative, ecc) coinvolte nella realizzazione di un progetto di vita. L’azione di Monitoraggio documenta gli effetti del proprio lavoro e ne rende conto alla persona, alle figure tutelari e ai familiari.
Il contesto del nostro lavoro si può definire come l’incontro di diverse “collettività”: le persone con disabilità, le equipe, i singoli operatori o i coordinatori che rappresentano gli enti gestori, le famiglie, i servizi che attorniano la vita delle persone con disabilità. E’ la possibilità di ‘incontrarsi’ e pensare che ogni progetto appartenga a tutti i soggetti coinvolti e che interagiscono, il modo più proficuo per “abitare insieme”.